Carissimi Strutturisti
è ora di pulizie di primavera,
occorre lavare tutte le finestre, compreso quelle del sito, ormai
ammuffite! Ci ha pensato la trentaduesettantaquattro a
scuotere anche gli animi più sopiti e ci ha costretto a non
poter più ignorare le richieste dei visitatori di
Strutturisti.it per una presenza vivace sul campo, in un
momento così particolare per gli strutturisti militanti.
Vent'anni trascorsi a Napoli mi hanno segnato profondamente, per
cui, anche nei titoli dei miei sporadici interventi, mi giunge
spontaneo pensare irriverente ad accostamenti partenopei, tipo: Totò,
Peppino e la mala femmina!
Pur di giungere rapidamente
all'obiettivo, accetterò anche il rischio di passare per
qualunquista, ma voglio parlare dell'atmosfera che si è creata
in Italia dopo la trentaduesettantaquattro. Ormai tale sigla e
data di pubblicazione, le potremmo usare in ambito professionale,
come si fa per la datazione storica, A.C. e D.C.; ovviamente senza
essere blasfemo o eccessivo negli accostamenti, essa ha scosso tutte
le coscienze, anche degli atei ed agnosti.
La migliore
tribuna per l'osservazione dello stato d'animo creatosi dall'estate
scorsa è certamente quella dei saloni, il SAIE, Restructa,
solo per citare i più famosi, dove abbiamo assistito a fatti
mirabolanti.
Passando tra le scomode, appiccicose, sedie
pieghevoli dei corsi di: a g g i o r n a m e n t o s u l l i n g e
g n e r i a s i s m i c a f o r m a z i o n e s u g l i e u r o c o d
i c i d u e e u r o c o d i c e t r e c h i a r i m e n t i s u l l a
3 2 7 4 p r e s e n t a z i o n e d e l l ' a g g i o r n a m e n t o
s o f t w a r e c o r s o g r a t u i t o S L U d i n a m i c a d e l
l e s t r u t t u r e e s e m p i o d i a n a l i s i m o d a le e b
r i v i d o f i n a l e s u l l a s c h i e n a c o n l a p u s h o v
e r s e c o n d o l e u r o c o d i c e o t t o (riprendere
fiato), tutto in 45 minuti incluso l'aperitivo gratuito, ho visto le
facce di tecnici alle prese con edifici sensibili da
restaurare con le nuove norme, esprimere angoscia nei confronti della
vita (e della professione), meglio di quanto ha saputo fare Edward
Munch nel suo celebre Urlo (*).
Edvard Munch, L'urlo,
1885
national museum of art –
national gallery - oslo – Norway
Conosco diversi collaboratori di produttori di programmi, con i
quali dialogo da molto tempo, e mi sono anche simpatici, ma devo
essere sincero: è mia impressione che l'angoscia di tanti
professionisti sia stata acuita anche dai produttori di programmi
commerciali, che non hanno esitato a cogliere l'occasione per
prendere le redini dell'ingegneria strutturale in Italia.
Nel
nostro paese, dove la formazione al calcolo numerico non è
obbligatoria, nell'ingegneria ordinaria da almeno tre lustri si
calcola solo quello che sa fare il programma di calcolo e non sto
esagerando. Quale occasione migliore della trentaduesettantaquattro
per attestare che non si può più fare a meno della
presenza di una software house per risolvere a tempo di record le
sessantaquattro condizioni di carico ed interpretare la norma che
ormai sfugge alla sensibilità fisica dell'ingegnere (a detta
di chi campa vendendo programmi).
Dopo aver letto le opinioni di
docenti e dei redattori della trentaduesettantaquattro a
proposito di questa trasformazione epocale, del passaggio da norme
rigidamente prescrizionali a norme prestazionali, una
domanda mi sono posto a proposito dei programmi commerciali e dei
loro utenti. Se i programmi sono fatti dalle solite case, se i
programmatori sono sempre gli stessi, se gli utenti sono sempre gli
stessi (anzi l'approccio degli utenti ai programmi è sempre lo
stesso), quand'è che vedremo applicato lo spirito
prestazionale che presuppone un intervento maturo, diretto, motivato,
ragionato ed intelligente del progettista? Devo pensare allora che
l'angoscia nello strutturista sia stata causata dalla presa di
coscienza di dover diventare protagonista e non spettatore dell'iter
progettuale. In definitiva trovo aberrante il nostro quadro
normativo- professionale- culturale nel quale finiranno per fare
ingegneria strutturale i programmatori, grazie alla pigrizia –
necessità dei tecnici non specializzati e a causa della
ristretta tempistica imposta per decreto a questo passaggio
culturale. I programmatori non possono essere elastici e fare
formazione perché per definizione un programma è
prescrizionale, quindi non potranno gradire (perché non
implementabile) che l'ingegnere pensante diventi il fulcro del
momento progettuale. All'ingegnere strutturista non viene fatto
comprendere che è un'occasione preziosa per riconquistare
dignità, di riconquistare nei confronti della committenza
almeno il medesimo rispetto che gode il rappresentante di
piastrelle.
Continuando nello sfogo di taglio partenopeo, giungo
ad una gustosa metafora, quella della Margherita, nel
passaggio dalla lira all'euro.
pizza
margherita, sei euro, 2004
anonima pizzeria meridionale
Lasciando stare le diatribe sulla sua migliore composizione (**),
trovo che il passaggio tra le seimila lire ed i tre euro e dieci
centesimi sia equivalente al taglio che si sta dando alle
problematiche introdotte dalle nuove norme. A mio parere, dopo aver
studiato la trentaduesettantaquattro ed aver origliato in
qualche corso di quelli dal titolo irripetibile sopra citato, mi sono
convinto che l'ordinanza si stia propinando come l'euro al tempo
della noiosissima vicenda del difficilissimo arrotondamento dei
decimali. La vicenda sapete com'è finita con un popolo fatto
di santi poeti e furbi, con l'euro diventato unità di misura e
la pizza arrotondata a sei euro.
Ebbene è mio modestissimo
parere che in alcuni corsi sulla trentaduesettantaquattro si
stia usando lo stesso approccio tenuto nei confronti dei centesimi di
euro. Ad esempio le trentadue o sessantaquattro
condizioni/combinazioni di carico oggetto di amara ilarità,
distraggono dall'essenza del problema, dalla prestazionalità
dell'approccio, dalla centralità dell'ingegno che rimane alla
base di qualsiasi normativa. Resto allibito dalla leggerezza con la
quale ho visto affrontare il discorso del fattore di struttura,
oggetto sconosciuto a chi ha conseguito la laurea da soli dieci anni,
e dall'enfasi data alle trentadue combinazioni di carico.
‘Giocare'
col q-factor (da sei a tre), e poi applicare con austera
serietà e precisione le eccentricità convenzionali del
baricentro delle masse (del cinque per cento), ha la stessa utilità
delle lezioni viste un anno fa sull'arrotondamento dei centesimi di
euro, che oggi rivedremmo purtroppo solo come delle gag.
Infine,
la trentaduesettantaquattro al pari di tutte le vicende
culturali innovative non può che essere accolta di buon grado,
il solo fatto che se ne parli, non può che essere positivo.
Auspico che gli ingegneri comprendano che un documento tecnico che
deve introdurre cambiamenti nell'approccio mentale alle costruzioni,
in particolare a quelle esistenti, non può essere gestito solo
dai produttori di programmi e che se vogliono possono nuovamente
contare in tutto l'iter progettuale, anche al momento di redigere
l'architettonico. Nell'ultimo decennio il progetto strutturale era
diventato solo un fardello economico, con l'intervento a carte
lucidate dello strutturista frustrato, con i costruttori che si sono
convinti che il progetto strutturale si fa in cinque giorni con un
programma di calcolo. Adesso basta, ci sono gli strumenti per
cambiare.
Vorrei dire in conclusione che il processo di
aggiornamento – formazione – riqualificazione non
è semplice e non deve esserlo, non deve essere
indolore, non deve essere banalizzato perché non
lo è e che a mio parere non bastano sessanta ore di
lezione per maturare un nuovo modo di vedere la realtà (poche
o tante ore al venerdì e sabato con addosso la stanchezza
della settimana ed il pensiero delle ore sottratte al lavoro). Voglio
quindi dire ai semplici acquirenti di programmi di calcolo
strutturale che permangano pure nella loro espressione di angoscia
cosmica, evidentemente non sono ingegneri e non sono
strutturisti o lo sono troppo poco.
L'attuale normativa tecnica,
l'organizzazione del lavoro e dell'accesso agli ordini, il mercato ed
i controlli dei progetti, hanno consentito finora a troppi tecnici di
non progettare, ma di demandare solo verifiche automatiche ai
programmi; è stato consentito loro di operare senza
preoccuparsi delle azioni orizzontali, neppure del vento, e
addirittura, per qualcuno, di continuare a fare lo strutturista
credendo fino all'otto maggio duemilatre che gli spettri
esistessero solo nei castelli scozzesi.
[a.p.]
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(*) Questo è senz'altro il quadro più celebre di Munch ed, in assoluto, uno dei più famosi dell'espressionismo nordico. In esso è condensato tutto il rapporto angoscioso che l'artista avverte nei confronti della vita. Lo spunto del quadro lo troviamo descritto nel suo diario:
Camminavo
lungo la strada con due amici
quando il sole tramontò
il
cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue
mi fermai, mi
appoggiai stanco morto a un recinto
sul fiordo nerazzurro e sulla
città c'erano sangue e lingue di fuoco
i miei amici
continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura
e sentivo
che un grande urlo infinito pervadeva la natura.
di Francesco morante, docente di Storia dell'Arte del Liceo Artistico Statale di Benevento
(**) Per non sbagliare, si consiglia vivamente di consultare la pagina www.pizza.it/NotizieUtili/disciplinare-pizza-napoletana-doc.htm